Ci sono delle realtà territoriali in
cui si è sudditi a prescindere dalle potenzialità culturali
autoctone. Volontà calate dall'alto. Dominus che decidono chi è
degno di essere ascoltato, visionato e chi non lo è.
L'artista e il prodotto artistico deve
venire da fuori altrimenti non fa notizia.
Eppure conosco tantissimi artisti
locali degni di essere proposti alla platea che dice di interessarsi
e capire di cultura.
Invece no! Stando a quanto accade da
sempre, salvo rarissimi casi, qualcuno o qualcosa ha deciso che a
partire dalla musica, per essere visibile in Calabria e a Catanzaro
in particolare modo, non si deve parlare calabrese ad eccezione della
taranta e della pizzica perché queste sono espressioni della cultura
folk locale.
I paesaggisti e i pittori figurativi
tecnicamente bravi che colgono squarci da cartolina e li copiano
sulle tele, se conoscono qualcuno, sono ammessi solo nelle sagre di
paese mentre chi fa ricerca linguistica nel campo della poetica
visiva includendo storia e contemporaneità ma non ha padrini e
padroni o non vuole fare pressioni su amicizie influenti rimane ai
margini della cosiddetta macchina culturale.
Qualcuno si riempie la bocca di "ismi" e
avanguardie varie ma è attratto solo dai soldi e dal potere che ne
deriva dalla gestione della cosa pubblica.
Ancora nessuna figura giuridica,
singolarmente o in nome di qualche fondazione, ha davvero inteso
valorizzare l'ingegno locale
Giusto portare una collezione privata
al San Giovanni con relativa figura curatrice a seguito. Francis
Bacon è materia pittorica che tracima nella fantasiosa psicologia
introspettiva cara a certa letteratura.
Bene l'installazione al parco della
biodiversità e nei luoghi sacri della memoria contaminati dal
modernismo.
Nel calderone della sottocultura c'è
posto per tutti tranne che per la serietà propositiva di che ricerca
la bellezza persino nei graffi dei linguaggi metropolitani.
Fare ricerca artistica in Calabria
sarebbe deprimente se si facesse nell'attesa di un qualche
riconoscimento da vetrina. La ricerca visiva è ossigeno per chi la
fa e tanto gli basta per andare avanti nel chiuso della sua fucina.
Ma basta, per carità, parlare e strombazzare sui media eventi di
dubbia valenza che nessuno apprezza in quanto superati.
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